Pieve di Cusignano  

 

 

 

 

Mario Pietralunga

Il dolce poeta lontano

 

 

Renato Medici

 

Ho rivisto Renato,

quello dei Medici

bella famiglia di Pieve,

quanto tempo e’ passato

dal Renato ragazzo

 

quel Renato

mio compagno di banco

nella scuola a Pieve

fra la Chiesa

e il torrente Parola !

 

Il Renato di oggi,

Don Renato,

ora e’ in riposo

in una casa serena

insieme ad altri

sacerdoti in pensione

che giocavano a carte

quando io sono entrato,

mentre tante cose

 

mi venivano subito in mente

nello scoprire Renato

come fosse ieri

in mezzo a gente

che ormai non c’e’ piu’.

 

E mi pareva di vedere

la nostra maestra di allora,

tanto bella che io la guardavo

con desideri da grande,

si chiamava Campetti

e veniva da Parma.

 

I miei occhi giravano

anche sulle compagne,

come la Carla Bacchini

e insieme ricordiamo

quei tempi ormai lontani.

 

Con Renato rimasi fino all’ora

di quando finiva la scuola

nei giorni di Pieve,

e noi passavamo sul ponte

del torrente Parola,

se c’era la neve

facevamo giochi invernali,

 

e io tiravo una palla

al mio compagno di banco

che correva sventolando il capo,

come lui sapeva fare

il mio amico Renato.

 

Mi soffermai a osservarlo

prima di andar via

dalla casa riposo,

pensando alla Pieve di allora

e alla cara gente che c’era ancora,

provando una gran nostalgia.

18 ottobre 2007  

 

Serenate di Campagnole

 Di solito eran voci maschili
la sera, cantavan sdraiati
nei fossi accanto alla strada
o sulle panche li' nella piazza
della vecchia osteria,
ma una sera tarda di giugno
sentimmo cantar le ragazze,
Maura, Nicoletta, Roberta
e altri nomi della campagna,
non sapevamo quant'erano,
le voci venivan giu' dalla china
ma non sapevamo il tornante,
eran forse nei campi
di la' dalle siepi di spine e di more,
ma il canto, si', lo capimmo,
era un giovane canto d'amore.

 

 

 

Millennio di Pieve

Che bella festa

e che gioiosa aria

a celebrare insieme

la Pieve millenaria.

Il nostro Nando

fu l’organizzatore

del comune fervore

che diede a Pieve

un bel gesto d’amore.

 

Cose tanto gustose

furono preparate

dalle donne di Pieve

mentre suoni e colori

salutavano i visitatori

venuti a dire evviva

al nostro bel millennio.

 

Anche giú alla Chiesa

si celebrò il gran giorno

con luci nella notte

accanto al gelso eterno

e coi suoni di campane

ch’eran voci di feste

ormai tanto lontane.

 

E il poeta lontano

era lí con Nando

a stringere la mano

e anche ad abbracciare

amicizie antiche

che mai volle scordare.

 

Insieme entriamo in Chiesa

dove c’è il San Giovanni

illustrato dal pittore

Ludovico di Gabbiano

che poi andò via, lontano

anche lui come il poeta,

pittore lontano, caro Ludovico,

ma sei sempre lí a Gabbiano.

 

In Chiesa troviam le donne

tutte vestite a festa

e stiamo ad ascoltare

preghiere musicali

che vengono dal coro

dove c’è l’armonio

suonato da Aurelio

quello della Casella.

 

Gente nuova vorrebbe

chiamare noi fedeli

dame e cavalieri,

ma noi non accettiamo

e infatti preferiamo

un linguaggio popolare, 

per esempio quello

che fa un pò  rima

proprio con campagna,

caro compagno lui

e lei cara compagna.

 Mario Pietralunga 28-09-2005 

 

 

 

 

 

Mater Serenissima

 

 

Son tutte belle le Madonne di Pieve

da Montemanolo la Madonna bianca,

bianca come la neve,

e le Madonnine delle Maesta’

quelle di Gabbiano, pie soste

per chi sale l’altipiano

e ha voglia di pregare,

una veloce Ave

davanti alla Madonnina,

la mia amica mi disse

oh, com’e’ carina

lei che era di via

e non conosceva le nostre

Madonne di Pieve.

Nando, la tua l’ho vista

soltanto in fotografia

ma idealmente

saro’ li’ presente

davanti alla tua Madonna

un po’ a pregare

ma piu’ ad ammirare

la sua materna bellezza.

“Son tutte belle le Mamme del mondo”

ricordi, Nando, quella canzone

per le nostre mamme sempre belle

anche quando non ci son piu’?

ma ora uniamoci davanti

al tuo bel casolare

e cantiamo insieme

in allegra corale

“Come son tutte belle

le Madonne di Pieve

da Montemanolo a Gabbiano

fra il frumento e nella neve.”

Cantiamo, su, cantiamo

insieme e allegramente

perche’ alla Madonne belle

non piace la triste gente,

e io sto con voi idealmente,

via da questa terra di guerra

con voi nella pace nostrana

benedetta dalle belle Madonne

li’ nella nostra campagna

a ripetere il canto, il bel canto

per le Madonne di Pieve

che son tutte belle

come tutte le Mamme del mondo

in quella canzone di ieri.

che ispira i piu’ dolci pensieri.

 

Mario Pietralunga per il 09- aprile - 2005 

 

 

Leggendo Dante a Pieve

Era mirabile
la primavera a Pieve
dipinta sopra i colli
e giu’ dove la piana
incontra l’acqua nuova
del lucente Parola

Fu la’ dove leggevo
sotto basse gaggie
la cantica finale
del poema divino
e sentivo i profumi
della dolce stagione
ad un’ora infinita

Intorno v’eran sorrisi
di care pianticelle
e poi passavan rondini
appena ritornate
a salutare i passeri
che qui eran restati
nei mesi della neve
fedeli alla lor Pieve

Il canto era trentesimo
Dante verso l’Empireo
che descriveva i cieli,
io leggevo in quell’aria
di stagione novella
nel silenzio dorato
da un sole anche lui nuovo
sopra neonati fiori,
e anche sentivo il fremito
gioioso di restare
in quella nostra Pieve
un giorno che mi parve
fulvido di fulgore
dipinto da mani angeliche
quella mirabil stagione.

 

1 novembre 2003



Che aria di sagra
di festa in campagna
ho respirato con voi,
amici di Pieve,
nella gran casa
che fu di un notaio poeta
a festeggiare il ritorno
di chi ando’ via, lontano
senza mai dimenticare
la sua Pieve Cusignano !

Mi avete fatto provare
quella comune dolcezza
che mi parve una grande
prolungata carezza
iniziata da chi,
come Paola e Nando,
sa sentire i ritmi passati
del vivere insieme
con le voci di allora
nell’eterno restare
ancorati ai ricordi
per far riprovare
quel mondo che fu,

giovinezza ed amori
in balere, festival
che parevan velieri
sul nostro Parola
il mare d’infanzia

e quei suoni
ancora nei canti
del gruppo corale
che porta il bel nome
di una Santa chiamata
come il fiore gentile
che i versi del notaio poeta
hanno cantata



"margherita,
il fiore che dice
il destin della vita",

la margherita dei campi
attorno alle aie
sui fossi e sentieri,

oggi, qui ancora lontano
da quel mondo di ieri
risento i canti
di quella corale

un valzer lento

il ballo finale

in una balera sagrale

e’ una musica dolce

che voi, amici di Pieve,

mi avete fatto ascoltare

nel ricordo ancor vivo

della giovinezza trionfante

dolcezza, carezza

su un volto di allora

al ritmo indugiante

di quel valzer lento

invitante all’amore.

 

Pieve mia

"pensando a Romagna solatia del Pascoli"
Pieve,Pieve mia
caro paese
che fu terra 
dei bravi Pietralunga
e dov'è giuntol'esplorator cortese
coi versi dell'esilio
del dolce Pietralunga

L'esploratore

Nando, esploratore
del nostro passato,
ed io cantore
troviamoci là
in vigilie incantate
di sagre santificate
coi nomi d'Apollonia e Giovanni
fra la neve o nei campi
di grano maturo,
ascoltando campane
tirate a far festa
e domani ci sarà la Messa grande
nella chiesa addobbata
fra odori d'incenso e di fiori,
poi tavolate coi parenti arrivati
per far sagra d'insieme
prima di ore d'amore
ai suoni ballabili in notti beate
lì nella valle fra allegre colline
punteggiate dai lumi
di noti casolari,
troviamoci ad ascoltare
quelle voci di sempre
perché tu me l'hai ricordato,
nulla é cambiato
se non il passare degli anni,
ma il mito, quel mito di sempre
cancella le età
ed eterna gli anni
segnati da felicità.
Mario

 

 

 

Per Carla, cara amica

Nebbie notturne indugiano
nei mattini settembrini
non si vedono i Grindini
dalla villa lunga e bianca
sulla strada comunale
dove ferma la postale
li’ alla casa dei Bacchini

Irrequieti sono i cani
perché e’ l’ora della caccia
e le donne della casa
sono alzate a preparare
la partenza per i colli
dei fratelli cacciatori,
gia’ si senton degli spari
sono forse quei "signori"
che han dormito su a Gabbiano
dove vive il guardiacaccia.

"Fate in fretta"
dicon Bianca e Giacomina
ai fratelli che van piano
e si scaldano le mani
con i palmi al focolare,
pare vogliano restare
alla fiamma ed alla luce
di cucina illuminata,
mentre fuori e’ come notte
e la nebbia e’ dilagata,
non si vedono i Grindini
eppur son cosi’ vicini
alla villa lunga e bianca
sulla strada comunale
dove ferma la postale
li’ alla casa dei Bacchini
gran famiglia patriarcale.
Mario per l'amica Carla.

 

 

La gentil signora
Grazie, Nando,
per avermi presentato
la gentil donna
che mi ha aggettivato
con parole di dolcezza,
dolce Pietralunga
mi ha chiamato
e io ne ho parlato
in una mia classe
dedicata a Dante
così che i miei studenti
mi chiamano il loro
dolce insegnante,
dì alla sconosciuta
che mi ha chiamato
con un aggettivo
di dolcezza
che vorrei ,
con molto rispetto,
farle una carezza
e chiedere che mi lasci
pensare a lei a Costamezzana
sulla strada che va
verso Gabbiano
in un giorno dolce
di prima primavera
forse ad un'ora
che va verso la sera
e lei si ferma
a cogliere dei fiori
i primi, timidi fiori
io non ricordo i nomi
ma vedo quei colori
vicini al fosso
a lato della strada
e anche posso
sentire quei profumi
che son nostrani ,
no, no, non americani,
qui non ci sono
quei nostri fiori
che san di primavera
li coglievo alla sera
passeggiando con lei ,
ragazza di campagna
profumata con quelle
acque d'odore tanto belle
comprate in un negozio
come il nostro a Pieve
acque d'odore eran chiamate
e non profumi che quelli
eran cittadini
e lei, la campagnola
odorava di fiori
quei primi fiori
che la gentil signora
sta cogliendo ora
curvandosi sull'erba
a scoprire colori
mentre io la guardo
da tanto lontano
una dolce sera
di prima primavera
lì nella nostra terra,
tua e anche mia, Nando,
una terra che amiamo,
Costamezzana, Gabbiano
e Pieve Cusignano.

Mario Pietralunga dedicata a Maura

 

 

Per Roberta

Ho visto anche te, Roberta,
e forse fu ancora un sogno,
te china sull’erba
a cogliere fiori d’aprile

Era un’ora serale
quando i pensieri
diventan notturni
con desider d’abbracciare
donne gentili
che amano amare

Poi ti ho rivista
in un dolce trio
con Maura e quella
che e’ terza gemella
insieme nel prato
di care colline

Tu avevi i fiori
nelle tue mani
e sorridevi felice
come donna
che e’ innamorata
e mi parevi Matilda
cosi’ come venne cantata
nel grande poema

Prima eri sola
in quel bel prato
colorato di primavera
ma al calar della sera
ti vidi col trio
che adorna
la nostra campagna,
Pieve, Gabbiano
Costamezzana,
e ora e’ adornato
dai fiori novelli,
e’ il gentil trio,
potete indovinare?
Si’, le sorelle Guatelli.


Mario Pietralunga dedicata a Roberta - Maggio 2003 -

 

Maestà di Gabbiano

Oggi, giorno un pò strano,
con pensieri inadatti
ai miei non più giovani anni
oggi, giorno d'inverno americano
senza le cose d'allora,
quell'allora insistente
che a volte mi fa sofferente,
l'allora dell'emigrante.

Oggi, giorno un pò strano,
l'allora è Pieve Cusignano,
la sento vicina
e perfino m'arriva
la risata estiva della Carmelina
e il canto del violino
zigano del falegname Marino.

E poi voci dai campi,
dalle aie e dai tornanti
che vanno su a Gabbiano,
e dalla strada liscia
per andare a Banzola
dove sentivo il suono
di "vola, colomba bianca vola"
nel salone da ballo
una notte lontana,
con quella ragazza che cantava
ballando e poi mi sussurrava
parolette allegre e amorose,
cose, cose d'allora.
Oggi, giorno un pò strano,
mi fa bene scappare
da questa terra di guerra
dove arrivan notizie
giornaliere di giovani morti
mandati al macello
da padroni incoscienti,
cosi' si fanno insistenti
i miei pensieri di andare
tornado all'allora
a Pieve, a Banzola
fra odori di grano,
di viole e di neve,
tornare alla Pieve
su quei bei tornanti
che salgono piano
verso la bella
Maestà di Gabbiano.

*

Mario Pietralunga dedicata al SITO  Natale 2004

 

 

Paolino Ferrari, eri forse poeta?

 

Tu che hai dolcemente cantato

Pieve e Montemannolo

un giorno di maggio lontano

quando io ero via

da quella mia terra

in un paese non mio, emigrato

 

Il tuo magnifico canto

a Pieve e al Santuario

della nostra Madonna

mi e’ giunto da Nando,

bravissimo animatore

della terra da te accarezzata

sul giornale che aveva ospitato

i miei scritti adolescenti,

Nando che ha dato

una voce alla Pieve

e ci tiene al corrente

della vita pievana

vicina e lontana.

 

Paolino Ferrari,

ho qui sotto gli occhi

le tue belle parole

sui Grindini, sui Blon,

sul vecchio mulino

ad acqua vicino alla Chiesa

e poi su Quella che chiami

“soave Madonnina

col Bambino Gesu’

che puo’ diventare

colore di rosa e sorride”

per chi ha una fede genuina.

 

Al Monte salivi

quand' eri fanciullo,

tutti gli anni, e sentivi

quegli odori di fiori

che “posson sbocciare

soltanto in collina,

una soave mattina

di terra fresca e di gaggie”,

le mie care gaggie

che erano in fiore.

 

E mi hai anche commosso

toccandomi il cuore

con eterni ricordi,

quell’antico negozio

che aveva il mio nome

“l’emporio dei Pietralunga

dove potevi acquistare di tutto

dai bottoni alle museruole pei buoi”,

dalla bicicletta al prosciutto.

 

Fu davvero come tu scrivi

“una raffica di tanti ricordi

che attingeva ad un mondo”

d’indimenticabili morti.

 

Grazie, Paolino Ferrari,

dovunque tu stai,

e, se li vedi, fai

una bella carezza

alla mia gente di ieri.

 

Grazie dei tuoi soavi pensieri

e grazie anche a te, Nando,

per averli trasmessi

sul tuo bel sito di Pieve.

 

Per Paolino Ferrari - 01 gennaio 2005 -

 

 

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Aggiornato il:  25 agosto 2015